Dolore come fonte di stress: ecco cosa spiega la PNEI veterinaria

dolore post operatorio e stress fb

Il dolore acuto o cronico è fonte di stress per i nostri animali. La PNEI è la scienza che studia i meccanismi di connessione tra stress e sistema immunitario, sistema nervoso ed endocrino.

In questo articolo ti spiego cos’è la PNEI e perché è così importante cercare di ridurre al minimo lo stress nel nostro amico peloso, soprattutto in caso di intervento chirurgico. Segui i miei consigli

Dolore e stress le implicazioni sul metabolismo.

I nostri cani e gatti non possono parlare e mostrano solo a modo loro il dolore, ma lo subiscono come o forse più di noi.

Ci hai mai pensato? Il dolore fisico è la forma di tortura più utilizzata al mondo per intimorire, obbligare o punire un essere vivente.

Ma il dolore è anche uno stimolo che influisce negativamente su tutto il nostro (e loro) metabolismo, perché è fonte di stress.

Lo stress può essere definito come una risposta biologica di adattamento dell’organismo a condizioni esterne o interne avverse.

Secondo la PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologia) l’organismo vivente non è altro che un sistema che, per funzionare correttamente, deve riuscire a rimanere in equilibrio e definisce la salute come uno stato di omeostasi o equilibrio biologico.

Lo stress è una situazione di malessere, che porta a stravolge l’equilibrio e induce l’individuo a cercare di ritornare in condizioni di omeostati.

Le reazioni allo stress si susseguono in tre step che si instaurano a seconda dell’intensità e gravità dello stressor (fattore stressogeno).
Questo percorso viene identificato come Sindrome Generale di Adattamento (General Adaptation Syndrome G.A.S.) che è principalmente il meccanismo di difesa in cui l’organismo cerca di ritrovare il suo equilibrio.
Le tre fasi dell’adattamento sono:

  • reazione di allarme in cui lo stress dura poco e si limita ad una fase acuta.
    L’effetto è inizialmente positivo (eustress- fisiologico) infatti, il lieve rialzo ormonale (betaendorfine, cortisolo, adrenalina) potenzia l’azione immunitaria, attiva le reazioni fisiche di adattamento (resistenza al dolore e tensioni emotive), migliora le capacità di concentrazione e di attenzione.
    In breve tempo l’organismo torna alla normalità.
  • Reazione di resistenza: se lo stress persiste l’organismo cerca di resistere, fino a che non scompare lo stimolo stressogeno.
    È in questa fase che si ha la sovrapproduzione di cortisolo con conseguente riduzione delle difese immunitarie e interferenze su diversi meccanismi metabolici.
  • Reazione di esaurimento: le energie sono del tutto finite (come dopo una corsa) e l’organismo si sente spossato e necessita di riposo breve, se l’esaurimento è conseguente a stress acuto.
    Può essere invece un esaurimento con addirittura depressione, se lo stress è di tipo cronico e l’organismo non riesce più a compensarlo, come nel caso di malattie croniche debilitanti o dolore cronico protratto per lunghi periodi.

Cosa provoca stress cronico nei nostri animali?

Le cause di stress cronico sono davvero tantissime e fare un elenco sarebbe impossibile e troppo lungo.
In generale, possiamo definire come fonte di stress cronico

tutte le condizioni che non consentono al soggetto di vivere una buona qualità di vita perché fortemente compromessa nella condizione fisica e/o psichica.

Si possono definire quindi fonti di forte stress malattie o cattive condizioni di vita come, ad esempio:

Ma cosa accade davvero quando si instaura lo stress?

Conseguenze dello stress: tutto parte dal cervello.

Quando si instaura lo stress è il sistema nervoso a reagire.
Attiva l’asse ipotalamo ipofisario, un sistema di ghiandole che comunicano tra di loro e producono a catena ormoni che, alla fine, confluiscono nel circolo sanguigno.

Gli ormoni prodotti (CRF corticotropo prodotto dall’ipotalamo e l’ACTH o Adenocorticotropo, prodotto dall’ipofisi) stimolano a loro volta il surrene a produrre cortisolo, corticosterone e ormoni steroidei .

dolore e stress influenza del cortisolo

Abbiamo già parlato di cortisolo a proposito di Sindrome di Cushing, ricordi? E sempre in quella sede ti abbiamo ricordato quanto, il cortisolo sia nefasto, se prodotto in eccesso anche sul sistema immunitario.

D’altra parte i farmaci cortisonici (simili alla composizione di questi ormoni) sono definiti immunosoppressori, proprio perché riducono la risposta immunitaria e così fanno questi ormoni.

Influenza dello stress sul sistema immunitario.

Il sistema immunitario è fortemente influenzato dal cortisolo.
Esso infatti è:

  • responsabile della sintesi delle proteine per la produzione di linfociti (cellule di fondamentale importanza nel sistema immunitario)
  • inibisce l’attività delle cellule natural killer
  • blocca la difesa immunitaria specifica e aspecifica.

Alti livelli di cortisolo quindi contribuiscono a ridurre le difese immunitarie e aumentano la possibilità di infezioni.

Abbiamo quindi visto come, nei nostri animali ci sia, esattamente come nell’uomo, uno connessione tra sistema nervoso, endocrino e immunitario.

La Pnei si occupa di inserire in questo circolo anche la psiche cioè l’identità cognitiva. Come?

Il ruolo dei neuropeptidi: comunicazione tra psiche, sistema nervoso e sistema immunitario.

Oltre alla reazione agli stimoli antigenici, il sistema immunitario è in grado di attivarsi con input psico-neurologici ed emozionali attraverso sostanze secrete dai neuroni, chiamati neurotrasmettitori e neuropeptidi.
Inoltre reagisce anche a stimoli endocrini, cioè dagli ormoni secreti dall’ipotalamo e dall’ipofisi: adrenalina, noradrenalina e acetilcolina.

Sistema immunitario e sistema nervoso centrale sono costantemente in comunicazione, poiché le cellule immunitarie portano all’apparato neurologico, attraverso i neuropeptidi, le informazioni che hanno captato durante il monitoraggio dell’organismo.

I neuropeptidi sono molecole che vengono intercettate e rilasciate dalle cellule nervose, endocrine e immunitarie.

Questi interessanti studi, sono alla base della comprensione del legame tra emozioni e malattia [5].

In ambito veterinario sono molte le dimostrazioni che la psiche dei nostri animali influenza il loro stato di salute.
Basti pensare alle malattie da stress nel gatto.

Così come sono diverse le componenti comportamentali compensatorie a situazioni di stress che portano a disagio fisico più o meno manifesto e che portano al verificarsi di patologie metaboliche indotte.

Alcune malattie gastroenteriche hanno dimostrato una componente comportamentale e quindi psicologica esattamente al pari dell’uomo.

Dolore e stress: come misurarli? Due studi sul livello di cortisolo post operatorio.

Alla luce di quanto detto sopra e considerando quanto il dolore sia un importante fattore stressogeno, appare importante riconsiderare, non solo il dolore cronico, ma anche quello provocato da intervento chirurgico.

Il dolore indotto da un intervento chirurgico è spesso sottovalutato in particolare dal proprietario che, a volte si concentra di più sui possibili effetti collaterali dell’anestesia e sui costi da sostenere, più che sul reale impatto doloroso che avrà sul paziente.

Di seguito una infografica che mette in luce i più frequenti comportamenti che i cani mettono in atto, quando mostrano dolore dopo intervento chirurgico.

5 LIVELLI DEL DOLORE POST OPERATORIO

Considerando la forte connessione tra stress e dolore, appare corretto pensare di riuscire a valutare il livello di dolore provato dal paziente in base, non più a metodi totalmente empirici e basati sull’osservazione del suo comportamento o atteggiamento, ma valutando la risposta a parametri fisiologici misurabili.

Questo permette di mostrare quale impatto possano avere tecniche operatorie differenti per lo stesso tipo di intervento.

Il cortisolo in particolare, è stato utilizzato da diversi ricerc ri come parametro per verificare il suo aumento in circolo dopo l’intervento con una tecnica invasiva, rispetto ad una mini invasiva.

Intervento di ovarioisterectomia in laparoscopia rispetto a tecnica classica.

Uno studio [1] ha messo a confronto il dolore post operatorio provato in cani che avevano subito interventi chirurgici di ovarioisterectomia (asportazione di ovaie e utero) con tecnica laparoscopica, rispetto ad intervento in chirurgia classica.

Il metodo utilizzato è stata la misurazione del cortisolo prodotto durante e dopo l’intervento (parametro interessante per la valutazione dello stress indotto) oltre alla misurazione di altri dati fisiologici che sono influenzati dalla sensazione dolorifica.

I risultati sono stati interessanti.

I tempi di esecuzione degli interventi in tecnica laparoscopica si sono dimostrati più lunghi (ma il parametro è da valutare in modo relativo all’esperienza del chirurgo).

Non ci sono state significative differenze sulla misurazione del dolore nei parametri:

  • respiratori
  • cardiaci
  • temperatura corporea
  • concentrazione di glucosio.

Il cortisolo, invece risultava significativamente più alto dopo 2 ore dall’intervento in tecnica classica.
Inoltre la tolleranza alla palpazione era decisamente superiore nella tecnica mini invasiva rispetto alla classica.

Le conclusioni che si possono tratte dallo studio sono che:

in situazioni di malattia metabolica, ridotte difese immunitarie, precarie condizioni fisiche, valutare anche la tecnica chirurgica con minor impatto doloroso sul paziente, appare importante.

Dolore post operatorio: la nostra esperienza in laparoscopia

Esistono diversi metodi di valutazione del dolore post operatorio.

Queste si basano soprattutto sull’osservazione del comportamento del cane i suoi atteggiamenti, vocalizi, espressioni facciali e posturali (vedi infografica più su)

Dalla nostra esperienza è emerso che, in caso di intervento chirurgico che possa essere effettuato in tecnica laparoscopica, come alternativa alla chirurgia open (classica), la prima presenta indubbi vantaggi, soprattutto nella gestione di animali con stress cronico, debilitazione o patologia conclamata.

Ne ho parlato anche in questa intervista se vuoi ascoltarla può chiarirti le idee.

Un esempio potrebbe essere quello della necessità di asportare utero e ovaie in caso di piometra in una femmina non in condizioni di emergenza, magari di piccola taglia.

In questa situazione (o simili), nonostante le buone condizioni del paziente, la tecnica laparoscopica appare certamente più indicata e fortemente consigliata, proprio per ridurre al minimo il dolore e il conseguente stress post operatorio.

Anche gli interventi considerati di minor impatto, come la sterilizzazione dovrebbero sempre essere considerati anche sotto l’aspetto del dolore chirurgico post operatorio.

Con la tecnica mini invasiva, la ripresa della normale attività del paziente è nell’ordine delle poche ore e si ha esattamente il problema contrario, cioè quello di dover contenere al cagnolina che non ha contezza dell’intervento a cui è stata sottoposta e che potrebbe quindi avere attività eccessiva (e quindi dannosa).
Situazione molto diversa è, invece in tecnica classica dove, il dolore è certamente un fattore di forte impatto e stress.

Le femmine sottoposta a questo tipo di intervento, spesso rimangono sofferenti per i primi due o tre giorni con atteggiamenti antalgici, uggiolano e si mostrano particolarmente abbattute.

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Bene per oggi è tutto.

 

Bibliografia:

  1. Comparison of Postoperative Pain After Ovariohysterectomy by Harmonic Scalpel‐Assisted Laparoscopy Compared with Median Celiotomy and Ligation in Dogs

  2. PNEI Psiconeuroendocrinoimmunologia veterinaria e omeopatia in medicina veterinaria
  3. cane e nel gatto
  4. Il perché delle emozioni che proviamo di Candace Pert