7 Miti+1 da sfatare sulla dieta di cani e gatti: tu lo sapevi?
Oggi vorrei fare un po’ di chiarezza su alcune credenze popolari che girano attorno all’alimentazione dei cani e gatti.
Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di ciò che è potenzialmente dannoso per i nostri amici animali, facendo l’elenco degli alimenti tossici (più o meno a seconda di dose e sostanza).
Oggi invece vorrei sfatare qualche mito intorno all’alimentazione di cani e gatti.
E’ purtroppo frequente infatti la credenza che alcune sostanze o cibi, siano salutari per risolvere certi problemi: il pane secco o i croccantini per pulire i denti ad esempio, oppure il riso scotto per rassodare le feci.
L’olio di fegato di merluzzo per la pelle e così di seguito.
Sfatiamo i miti sull’alimentazione di cani e gatti.
Cominciamo subito con un must tra le credenze popolari.
Pane secco e croccantini: puliscono davvero i denti ai cani?
Ecco una leggenda da sfatare. Il tartaro nei nostri animali si forma (come per noi umani) a causa dello stratificarsi di batteri sui denti.
La bocca infatti ha una sua flora batterica che viene alimentata soprattutto dagli zuccheri.
Gli zuccheri, semplici o complessi e dunque i carboidrati sono l’alimento principe dei batteri che formano il tartaro.
Il pane, anche se secco, appena viene morsicato dal cane, viene ammorbidito dalla sua saliva che quindi lo rendo colloso, facendolo aderire ben bene e creando l’ambiente favorevole al proliferare dei batteri che formano il tartaro.
I croccantini hanno una percentuale minima del 30-45% di carboidrati complessi e la loro composizione quindi non può che essere favorente la formazione del tartaro.
Inoltre se è vero che dovrebbe essere l’azione meccanica della masticazione a ridurre la patina sui denti, non si capisce come potrebbe essere vero, considerando che sono davvero pochissimi i cani che masticano le crocche.
Il riso stracotto fa bene al cane in caso di diarrea?
Assolutamente no.
Nel momento in cui abbiamo un’infiammazione dell’intestino, che si manifesta appunto con la diarrea, dare il riso (spesso viene dato stracotto) non può che peggiorare la situazione.
Il motivo è nella chimica del riso.
Se noi bipedi assumiamo del riso cotto, con la masticazione cominciamo a predigerirlo, degradando l’amido contenuto al suo interno, grazie ad un enzima che abbiamo all’interno della bocca e che viene sprigionato appunto durante l’atto di masticare: l’amilasi salivare.
Questo enzima è assente nel cane, il quale, per poter digerire gli amidi e i carboidrati complessi derivanti dai cereali (pasta, pane, riso, quinoa, farro ecc ecc) deve fare affidamento su enzimi prodotti dal pancreas.
Questi vengono prodotti in quantità variabile a seconda della razza, e riversati proprio a livello del primo tratto dell’intestino.
Quando si ha diarrea, spesso deriva da un’infiammazione proprio di quel tratto digerente.
La somministrazione di un alimento come l’amido, che deve essere totalmente processato dall’intestino in condizione già di difficoltà, non può che peggiorare la situazione.
Anche stracotto!!
Il motivo di questa ulteriore credenza popolare risiede nel fatto che, in effetti gli amidi vengono scissi e si gelatinizzano a temperature piuttosto alte, intorno ai 50° e dunque in questa condizione sarebbero più digeribili.
Ma appena la temperatura si abbassa, questi si risolidificano in una struttura confusa e ancor meno digeribile rispetto alla precedente.
Ecco dunque il secondo mito da sfatare: il riso non fa bene in caso di diarrea.
E’ invece indicato, in caso di diarrea acuta, dare carne, magra e appena scottata.
Questa è una fonte proteica di altissima qualità che avrà quindi grande facilità di assimilazione e sarà quindi in grado di sfiammare l’intestino. (Ma in queste situazioni, se persiste, è sempre meglio rivolgersi al veterinario).
L’aglio è un ottimo antiparassitario naturale.
Abbiamo già parlato dell’aglio in questo articolo. Come abbiamo già visto, l’aglio è sostanza che, soprattutto se assunta in dosi importanti può essere davvero molto dannosa, perché anemizzante.
La sua efficacia antiparassitaria (contro le zanzare e pappataci) nei cani è in realtà una vera bufala!
L’effetto dovrebbe derivare dalla liberazione del suo odore dal sudore del cane.
Ma dobbiamo ricordarci che il cane non suda!! (E’ uno dei motivi per cui può andare incontro a colpo di calore più facilmente).
Diverso sarebbe se si strofina l’aglio sul pelo del cane (operazione non semplice e tutt’altro che piacevole).
Proteine in eccesso fanno male ai cani e gatti.
La convinzione delle proteine in eccesso è anch’essa complicata da sradicare.
Non esiste evidenza scientifica che ne dimostri la verità.
In realtà la questione è ben diversa.
Ciò che fa male ai cani e gatti è la scarsa qualità delle proteine somministrate.
E’ infatti vero che il cane (e ancor di più il gatto) ha bisogno di proteine di origine animale per potersi nutrire in modo corretto e sano.
E queste devono essere assunte in modo da essere assimilate dal tratto gastroenterico e processate con il minor sforzo possibile.
Se la somministrazione deriva da proteine che non hanno tutti gli amminoacidi essenziale per la sintesi dei tessuti, l’animale farà molta più fatica a digerirle e dunque produrrà molte più sostanze di scarto, che andranno ad appesantire il fegato, i reni e tutto l’organismo.
A tal proposito ad esempio debbo ricordarti che le proteine di origine vegetale, come quelle derivate dai legumi, sono poco digeribili per i nostri amici animali, in quanto ricchissimi di fibre complesse.
Da qui la necessità non di ridurre le proteine in caso di patologie (renali ad esempio) ma di somministrarne di altissima qualità.
Quindi proteine a cani e gatti? quante ne vuoi, a patto che siano buone proteine.
Mischiare mangimi secco con umido, o cibi freschi fa bene?
Assolutamente no.
Ci sono due motivi principali che dovrebbero portarti a non mischiare mai il cibo secco con altro.
Il cibo secco, per poter essere digerito, deve:
– arrivare nello stomaco,
– attendere che arrivi acqua a sufficienza per poter essere aggredito dai succhi gastrici e
– assumere una forma (bolo gastrico) che sia aggredibile poi anche dall’intestino.
Per fare questo impiega diverse ore (dalle 8 alle 15 ore circa).
Il cibo fresco o umido invece viene digerito in metà tempo (dalle 4 alle 8 ore circa).
Questo crea un affaticamento da parte dell’apparato gastroenterico che si trova a dover lavorare in due modi diversi nello stesso luogo.
Inoltre il cibo secco commerciale ha o dovrebbe avere tutti i componenti necessari per una dieta equilibrata.
La somministrazione di altro cibo, di qualunque origine (vegetale o animale) squilibra la dieta caricandola in eccesso.
Bagnare le crocche, provoca la torsione-dilatazione dello stomaco.
Anche questo è falso.
Se vuoi alimentare il tuo cane con un cibo commerciale secco, oltre a sceglierlo di alta qualità, per aiutarlo nella digestione, inumidiscilo prima della somministrazione, in modo che si sfaldi.
Questo diminuirà il tempo di idratazione della crocca nello stomaco, rendendola quindi maggiormente digeribile.
e veniamo all’ultimo….
Olio di fegato di merluzzo per il pelo del cane è adatto ?
L’olio di fegato di merluzzo, a differenze dell’olio di pesce o salmone, viene estratto dal fegato di merluzzo e non è il grasso naturalmente presente nella carne.E’ l’equivalente, per capirci, al lardo del maiale o al sego del bovino.
Pertanto non è principalmente un integratore di acidi grassi, ma della parte grassa (lipidica) del fegato quindi delle vitamine liposolubili in esso contenute come Vitamina A e vitamina D.
Si usa quindi SOLO se un animale ha delle carenze specifiche e ha bisogno di un integrazione massiccia di queste vitamine A e D.
Infatti la quantità di vitamina A e D nell’olio di fegato di merluzzo è di gran lunga superiore a quanto raccomandato come dose giornaliera da assumere, sia per noi che peri cani e i gatti.
Un sovra dosaggio di vitamina A può portare a:
- epatomegalia,
- problemi di cute e
- pelo.
Il sovra dosaggio di vitamina D può creare disturbi come:
- deposito di calcio nei reni o
- nelle arterie e
- calcificazioni delle articolazioni nei cuccioli, con gravi disturbi della crescita.
L’acqua del rubinetto fa venire i calcoli ?… no.
Non è raro sentir dire che i calcoli renali possono essere dovuti all’assunzione di acqua del rubinetto, concludendo che sarebbe meglio utilizzare anche per i nostri amici a 4 zampe, acque imbottigliate, soprattutto in soggetti predisposti.
Nulla di più sbagliato!
Su tale argomento gli studi in veterinaria sono davvero irrisori e per cui è utile rifarsi a studi che sono stati effettuati in medicina umana.
Uno studio del 1982 eseguito negli Stati Uniti, su più di 2000 pazienti con calcoli, concluse che non c’era alcuna correlazione fra il tipo di acqua consumato e l’incidenza di calcolosi; altri studi sono arrivati alla stessa conclusione.
Altri ancora, hanno addirittura ipotizzato un’azione protettiva dell’acqua “dura”, che con il suo contenuto in calcio tende a legare il “pericoloso” ossalato di origine alimentare all’interno dell’intestino, impedendone l’assorbimento e la successiva filtrazione da parte dei reni. (Per approfondire il discorso calcolosi renali puoi leggere questo articolo)
Un recente studio eseguito in Iran nel 2011, su migliaia di pazienti affetti da calcolosi provenienti da zone diverse, ha evidenziato un possibile modesto effetto protettivo esercitato dal contenuto in magnesio dell’acqua potabile.
In particolare, quello che parrebbe relativamente più importante sarebbe il rapporto esistente tra il contenuto in magnesio e quello complessivo di calcio e bicarbonati.
In pratica, i più recenti risultati degli studi scientifici parrebbero negare la reale utilità di consumare acque a residuo fisso particolarmente basso, fattore su cui invece la pubblicità ha quotidianamente buon gioco nel consolidare una convinzione che invece perde progressivamente di attualità e fondamento.
Per quanto riguarda il contenuto di sodio, è invece opportuno che questo sia comunque basso.
Oggi, quindi non ci sono elementi sufficienti per considerare con certezza alcune acque sedicenti “oligominerali” in commercio, piuttosto che altre, come protettive nei confronti della calcolosi renale.
Pertanto, salvo rarissime eccezioni, tutte le acque di cui almeno si conosca la composizione, sono idonee ad essere assunte nelle quantità prescritte per la prevenzione delle recidive.
In quest’ottica, anche l’acqua del rubinetto di casa può essere certamente presa in considerazione.
L’acqua di molti acquedotti contiene quantità di sali non così dissimili da quelle imbottigliate, quindi solo la sua gradevolezza ed eventuali sospetti di contaminazione batterica o presenza di elementi tossici possono influire sulla scelta (anche per noi…)
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Bene, per oggi è tutto.
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